Come dice un famoso detto, c’è chi dà tanto e c’è chi da poco. Nel nostro caso non è che si possa dire che si dia tanto, a causa di una concettualizzazione italiana troppo arcaica che intercorre la seconda metà del XX secolo .
L’anime giapponese, conosciuto per i più piccoli e non esperti come cartone animato giapponese, ha la sfortuna di provenire da un mondo culturale troppo diverso e ancora sconosciuto da quello che è il nostro occidentale ed è a causa di ciò che si è trovato al centro di numerose polemiche nel corso degli anni, dal suo avvento in Italia, avvenuto alla fine degli anni sessanta fino ai giorni nostri. Non potendosi mai di conseguenza trovare allo stesso passo del colosso americano, che proponeva come migliori cavalli di battaglia i cartoni animati di Walt Disney e Hanna & Barbera.
Quando l’anime giapponese arriva sul mercato esso ha un costo relativamente basso e quando l’acquisto da parte dell’azienda viene effettuato (in questo caso Mediaset), deve essere solo adattato e doppiato.
Il problema del quale si sono lamentati in molti nel corso degli anni, è che il lavoro che viene effettuato va oltre il dovuto. I nomi dei protagonisti vengono sostituiti da altri più semplici. La sigla viene o lasciata in lingua originale, oppure tradotta nella nostra lingua lasciando la base originale, oppure ancora, come accade più spesso, ne viene creata una nuova sempre nella nostra lingua. La scusante è Il problema dell’orecchiabilità: a volte rimane più impressa una frase o una rima nella propria lingua piuttosto che una frase incomprensibile in un’altra.
Ultima fase della “macelleria” dicesi sempre adattamento consiste nel taglio delle scene non reputate adatte al pubblico a cui è destinato. I dialoghi vengono o censurati o modificati a scambio di equivoci, causando polemiche anche con gli stessi doppiatori che si sono spesso lamentati di questo lavoro di censura che veniva loro imposto.
Uno degli esempi più eclatanti è sicuramente quello di Sailor Moon, anime di grande successo, considerato per un pubblico di adolescenti, le cui scene, considerate erotiche, sono state censurate. Durante la sua prima messa in onda fu anche detto da una psicologa che la protagonista vestita alla marinaretta avrebbe potuto indurre comportamenti gay poiché proponeva un’eroina forte che tendeva a femminilizzare il loro modo di vivere. O ancora che in Sailor Moon le espressioni delle emozioni e dei sentimenti venivano tanto enfatizzate da far perdere ai ragazzi la loro funzione di comunicazione diretta e soprattutto è comunque inaccettabile la confusione di identità sessuale che tale situazione generava.
Fortunatamente però oltre la prorompente critica, fu mossa di conseguenza una formidabile difesa verso la cara Bunny, grazie al formidabile mondo virtuale. Molte e mail furono infatti mandate ai diversi giornali che spingevano la protesta verso Sailor Moon affermando che doveva essere un’eroina veramente cara ai telespettatori piccoli e non. Un cartone animato rosa che piace ai ragazzini e alle ragazzine poiché ricevono anche da questo cartone alcuni punti fissi: la lotta contro i malvagi, il trionfo della giustizia, dell’amicizia, dell’amore. Che non è affatto pericoloso per la salute psichica dei bambini, se dietro di loro non ci sono situazioni familiari o sociali a rischio.
Per fare un esempio di censura, basti prendere in considerazione l’ultimo episodio della quinta serie della saga delle guerriere Sailor (il più censurato):
1. Sailor Moon trafigge Galaxia con la sua spada e si vedono alcuni schizzi di sangue. La lama si colora di rosso, mentre si conficca nel corpo della nemica. In Italia queste immagini sono state eliminate, e lo scontro tra le due è inconcludente.
2. Sailor Moon si trasforma, perdendo definitivamente l’abito, e cerca di convincere Galaxia che combattere è una cosa stupida. Il dialogo è mantenuto come originale, ma le immagini cambiano completamente, sostituite “ripescando” dalle sequenze in cui Sailor Moon indossava ancora l’abito.
3. Sailor Moon evoca l’energia che le sarà necessaria per prepararsi allo scontro finale e si lancia verso Galaxia. La versione italiana copre le sue innocue nudità ripescando ancora immagini di lei vestita. Quando poi non è possibile, per esigenze di copione, è effettuato un pessimo ingrandimento (completamente sfocato) delle mani vicine al petto che accumulano energia, poi si ricorre ad una sequenza rallentata, e infine un nuovo ingrandimento sfocato e decentrato, per portare fuori campo in basso il seno di Sailor Moon. Due scene sono completamente eliminate per impossibilità d’integrazione: Sailor Moon che spalanca le braccia a figura intera, rivelandosi in tutta al sua nudità, e il ‘volo d’angelo’ che l’eroina compie lanciandosi verso la nemica.
4. Poco prima degli addii Seya si dichiara velatamente a Bunny, ma lei, notoriamente un po’ tonta, non capisce bene. Nella versione originale la buffa scenetta si conclude così, mentre nell’adattamento italiano una delle sue compagne svela l’arcano al pubblico. Probabilmente l’adattatore ha pensato bene di equiparare la scarsa intelligenza di Usagi a quella del pubblico, e si è premunito di aggiungere una spiegazione. Per una volta un adattamento diventa addirittura offensivo nei confronti dello spettatore medio.
5. nel momento in cui le Sailor Starlinght si ritrasformano assumendo le loro reali sembianze, cambiando da maschi a femmine, la scena è stata eliminata e sostituita con un ennesimo primo piano di Usagi.
Per recuperare le forze e non farsi trovare dalla nemica, le tre guerriere si trasformano in tre uomini, un po’ come per esempio succede in altre storie, tipo “Ranma ½”, anche se il contesto è diverso. Il fatto non ha nulla di sconcio o imbarazzante, quando vivono sulla Terra sono uomini, e quando devono combattere si ritrasformano nelle loro vere sembianze femminili. Nel secondo tagliato si vede solo il loro corpo maschile che si trasforma in femminile, ma senza particolari anatomici o altro. In Italia tutta questa parte è stata tagliata, e viene data la spiegazione che si tratta di sei coppie di gemelli e che quando i tre gemelli maschili sono nei guai con il loro potere chiamano da chissà dove le loro gemelle femminili sailor.
In conclusione, perché denigrare qualcosa solo perché si ha paura di spalancare le porte a qualcosa che ancora non si conosce e che potrebbe essere ricco invece di sorprese inaspettatamente fantastiche?
In fondo il proverbio dice si chiude una porta, ma si apre un portone.
Allora che si apra questo portone!
Se essere una guerriera significa usare la violenza, io non voglio più esserlo. Ho capito che le guerre non risolvono mai i dissidi, al contrario lottare è una cosa inutile, cerchiamo invece di comprenderci [Cit. Sailor Moon, ep.200 Il trionfo delle stelle]
STEFANIA TORSELLO