Il 4 aprile del 1978 comparve nelle televisioni di tutti i ragazzi italiani un personaggio che avrebbe caratterizzato un periodo della storia del costume italiano: Goldrake, un robot di dimensioni ciclopiche comandato da Actarus, un affascinate principe proveniente da un lontano pianeta.
Goldrake ha immediatamente catalizzato l’interesse di un’intera generazione di ragazzi che finalmente vedeva materializzarsi il desiderio di fantascienza, di evasione e la possibilità di costruirsi un immaginario di valori, colori ed emozioni per una personale scoperta del mondo.
L’estetica e l’etica dei samurai sapientemente rielaborata dall’autore Go Nagai divenne così, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, il punto di contatto di milioni di ragazzi in Italia che si impossessavano di un bagaglio culturale diverso, atipico e sospeso tra un’antica tradizione e la tecnologia più mirabolante.
Goldrake ha immediatamente catalizzato l’interesse di un’intera generazione di ragazzi che finalmente vedeva materializzarsi il desiderio di fantascienza, di evasione e la possibilità di costruirsi un immaginario di valori, colori ed emozioni per una personale scoperta del mondo.
L’estetica e l’etica dei samurai sapientemente rielaborata dall’autore Go Nagai divenne così, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, il punto di contatto di milioni di ragazzi in Italia che si impossessavano di un bagaglio culturale diverso, atipico e sospeso tra un’antica tradizione e la tecnologia più mirabolante.
