DOSSIER GOLDRAKE: IL MISTERO DELLO SPACER ATLAS


Se c’è qualcosa che ha tormentato le menti di decine di migliaia di giovani telespettatori, alla fine degli anni ’70, quando la televisione statale italiana RAI trasmise l’anime UFO Grendizer; fu il mistero del nome che tale cartone animato giapponese prese nella versione televisiva per l’Italia: «Atlas Ufo Robot». In tutta la serie animata, doppiata in italiano, mai viene citata la parola “atlas” e - a tutt’oggi – la televisione pubblica RAI non ha mai voluto rilasciare una dichiarazione ufficiale su tale scelta, per il nome dell’edizione italiana del mitico Goldrake.

Per nostra fortuna, a cavallo tra il 2008 ed il 2009 la casa editrice giapponese D/Visual, che detiene i diritti commerciali per tutto il mondo dell’anime Ufo Grendizer (e di tutte le produzioni manga del disegnatore Go Nagai, autore anche di Goldrake); ha “ufficiosamente” (ma praticamente dandolo per acclarato, vista l’impossibilità d’avere una dichiarazione ufficiale da parte della tv pubblica italiana RAI) svelato come andarono i fatti e come venne scelto, in RAI, il nome per l’edizione italiana di Goldrake.
cit. sito internet D/Visual «Quando Actarus & C. arrivarono per la prima volta in Italia, il loro cartone animato si chiamava "Atlas Ufo Robot". E qui sorge spontanea una domanda: chi è mai questo Atlas? In tutta la serie non appare nessun personaggio con questo nome, perciò capire le origini di questo titolo è un'opera piuttosto complicata. Abbiamo trovato la soluzione per caso, quando l'occhio ci è caduto su un vecchio pacco di fotocopie: ma intanto, alcune premesse. "UFO Robot Goldrake" si intitolava in Giappone "UFO Robot Grendizer". Anche tutti i personaggi avevano in origine nomi diversi da quelli dell'edizione italiana; però il nome Atlas non appare da nessuna parte neppure nella versione giapponese. E allora da dove viene? Dovete sapere che Goldrake non arrivò in Italia direttamente dal Giappone, ma dalla Francia, dove era stato importato e trasmesso poco prima dell'Italia (la Rai "superò" poi i cugini d'oltralpe trasmettendo le ultime puntate molto prima di loro). Ebbene, quando si propone un programma a un'emittente televisiva bisogna fornire ai responsabili della stessa una serie di informazioni dettagliate (per esempio, di cosa tratta il programma, quali sono i personaggi principali, a quale pubblico è indirizzato ecc.).
Tutte queste informazioni sono raccolte in un opuscoletto chiamato al giorno d'oggi con l'inglese "Guide Book" o, in versione piu' dettagliata, "Style Book". Senonché i francesi, negli anni '70, lo chiamavano in un altro modo: "Atlas" (= atlante, guida). Così quel funzionario Rai che si trovò tra le mani un opuscolo intitolato "Atlas UFO Robot" (= Guida a UFO Robot) probabilmente ritenne che quell'Atlas fosse parte del titolo. A volte è proprio vero che sono delle piccolezze a cambiare la storia...
».
Ora, se grazie alla casa editrice D/Visual (che ricordiamolo, è anche la “voce ufficiale nel mondo” del mangaka Go Nagai, autore di Ufo Grendizer – Goldrake) conosciamo – finalmente – il perché la serie anime sia stata titolata, in Italia, «Atlas Ufo Robot»; resta da analizzare il perché tantissimi ragazzi degli anni ’70 avessero sostenuto che “atlas” fosse il nome dato, in Italia, alla navicella spacer di Goldrake! Eppure, come abbiamo visto appena sopra, la parola “atlas” non viene mai citata, ne nel doppiaggio italiano, ne in quello originale giapponese. Aggiungo, avendo controllato personalmente, di non aver rinvenuto la parola “atlas” neanche nell’edizione francese; che è poi quella importata dalla RAI per eseguirne il doppiaggio in italiano.

Allora perché in tanti – nell’Italia degli anni ’80 - sostenevano che fosse proprio lo spacer di Goldrake (la navicella nella quale alloggia il robot, durante gli spostamenti in volo) a chiamarsi “Atlas” ?
Chiaramente si fa facile a sostenere che si tratti semplicemente di una leggenda metropolitana, nata dalla fantasia degli adolescenti dell’epoca e poi ripetuta a dismisura negli anni successivi – che ricordiamolo – non vedevano ancora la presenza di internet in Italia. Dare la colpa alla fantasia di qualche ragazzino, per spiegare la voce molto ricorrente negli anni ’80, che Goldrake era il robot ed Atlas era la sua navetta spaziale, è stata una delle pseudo-ragioni che trovarono molti «saccentoni» per giustificare il loro accanimento contro le serie robotiche nipponiche, sostenendo – a torto – teorie assurde e irrazionali sul presunto effetto diseducativo rispetto alla morale dell’epoca e soprattutto inculcativo di valori corrotti e fuorvianti (es. si sosteneva che fosse immorale che nelle serie anime “Mazinger”, uscissero missili dalle parti genitali dei robot dalle sembianze maschili e, altrettanto uscissero missili, dai prosperosi seni dei robot dalle sembianze femminili).
Ed invece no! Non furono i ragazzini dell’epoca, a sostenere che “Atlas” fosse il nome dello spacer di Ufo Grendizer! Fu ancora una volta, un funzionario Rai, che fuorviò i colleghi redattori della testata editoriale del gruppo RAI, il “RADIOCORRIERE TV”.



La prova inconfutabile che furono persone adulte e, non dei ragazzini, a sostenere che “Atlas” fosse il nome della navicella di Goldrake è stampata chiarissima sulle pagine del Radiocorriere TV che annunciava la messa in onda della seconda stagione televisiva di Goldrake, avvenuta nel dicembre del 1978. Se il “chiamiamolo autorevole” organo di stampa ufficiale della televisione pubblica italiana RAI dichiara, sulle proprie pagine, che la navicella spacer di Goldrake si chiama “Atlas”, chi eravamo noi, ragazzini di quegli anni, per poter smentire una simile e precisa affermazione ?


Ora noi sappiamo sia il perché la serie Ufo Grendizer si sia titolata, in Italia, «Atlas Ufo Robot; sia il perché - per anni - si fosse propagata la voce che fosse la navetta di Goldrake a chiamarsi “Atlas”.
Resta un’ultimo punto da chiarire: chi è questo funzionario Rai dalle idee cosi “brillanti”, da aver condizionato un’intera generazione di ragazzini con la parola “Atlas” ? Non lo sappiamo, ma lo stesso stesso Radiocorriere TV, nello stesso articolo di cui sopra, cita espressamente due persone: Nicoletta Artom e Sergio Trinchero. A ulteriore sottolineatura che queste due persone possano sapere chi fosse il funzionario Rai, vi è lo scritto del saggista Alessandro Montosi, autore del libro “Ufo Robot Goldrake. Storia di un eroe nell'Italia degli anni Ottanta” (Coniglio Editore). Il Montosi scrive, citandolo testualmente: « Scoperta casualmente da Nicoletta Artom ad una mostra-mercato dedicata ai programmi televisivi, Goldrake (Ufo Robot Grendizer in originale, mentre all’epoca la Rai lo chiamò «Atlas Ufo Robot» conquista fin da subito i favori della sua scopritrice che, insieme al collega Sergio Trinchero, farà pressione sui dirigenti Rai per poter trasmettere il prima possibile questa innovativa serie animata giapponese. Anche se inizialmente scettici, i dirigenti acconsentono dando il via libera alla Artom e alla creazione dell’edizione italiana di questo cartone. Goldrake era stato in precedenza acquistato dalla tv francese Antenne 2, ma dato che non era piaciuto a Jacqueline Joubert (responsabile dei programmi per ragazzi di quella rete televisiva) l’inizio della sua messa in onda in Francia era stata stabilita per il 3 luglio 1978, in modo da evitare un pericoloso flop negli ascolti. In questo modo i curatori dell’edizione francese avevano tutto il tempo per realizzare un lungo e faticoso lavoro di adattamento sulla serie animata, volto a cambiare quasi tutti i nomi dei personaggi ».
Ogn’uno ne tragga le conclusioni che vuole, i fatti parlano da soli.

DANTUS